Percezione dello spazio urbano. Vivere nel quartiere ZEN di Palermo.

Lo scorso sabato 15 Sguardi Urbani è stato presente nell’international meeting SPACTION, organizzato dall’Università di Palermo.

In quest’occasione, eravamo interessate  a condividere con gli assistenti risultati della ricerca etnografica presso il quartiere San Filippo Neri, ZEN di Palermo. Elizabeth Zenteno ha esposto alcune mappe cognitive che hanno consentito analizzare come vivono e percepiscono quotidianamente lo spazio urbano gli abitanti di questo quartiere. e quali elementi dello spazio urbano sono più significativi per loro.

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Dall’analisi sono emersi alcuni elementi importanti. La chiesa del quartiere è il principale, e per i residenti dello ZEN 2 praticamente l’unico punto di riferimento nel quartiere. Però la struttura architettonica della chiesa non è neutra. Dal lato dello ZEN 1 mostra un verde giardino, la sua faccia migliore. Invece dal lato dello ZEN 2 sembra che dia le spalle.

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Chiesa San Filippo Neri guardata dallo ZEN 2

 

Altro elemento che emerge costantemente nei disegni è la distinzione tra le due parti del quartiere, come due entità unificate ma distinte. Questa distinzione avviene sopratutto nei disegni degli intervistati che abitano nello ZEN 1.

Il ruolo che il centro commerciale Conca d’Oro ha nella vita quotidiana degli abitanti dello ZEN è stato un’altro aspetto analizzato, considerando che è di relativamente recente inaugurazione, ma che velocemente ha cominciato ad avere un ruolo nella loro quotidianità, anche se non tanto a livello di mercato come a livello sociale.

L’analisi delle mappe cognitive ci ha concesso di conoscere anche quali strutture del quartiere hanno rilevanza, perché presenti nella loro vita quotidiana. Conoscere l’importanza di questi elementi, quelli che sono presenti, così come quelli che non lo erano ci da spunti per comprendere i loro punti di riferimento, e ci ha consentito di costruire la loro rappresentazione dello spazio attraverso la formazione di specifiche immagini mentali.

In questo senso le mappe cognitive si sono mostrate un’utile strumento di indagine qualitativo che permette al ricercatore di lavorare in contesti difficili e specialmente quando esprimersi linguisticamente può essere difficile per gli intervistati.

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